Coronavirus, l'odissea di un Teramano per rientrare a casa durante l'emergenza

TERAMO – Giuseppe, 27 anni, è appena rientrato a Teramo dal Regno Unito. Sano, salvo e non influenzato, da domenica notte sta passando il suo periodo di isolamento in un appartamento a Colleparco. Ha scorte di cibo, medicine e generi di prima necessità per affrontare le prossime due settimane. Come previsto dal Decreto, ha avvisato il suo medico di base e in caso di malore sarà la Asl a contattarlo per monitorarlo e assisterlo.

Alla faccia dell’assistenza della Farnesina per il rientro dei connazionali, per lui come per tanti altri provare a rientrare a Teramo è stata una vera e propria odissea. Fatta di biglietti aerei prenotati e annullati all’ultimo minuto; di speranze per soluzioni di viaggio assurde tra aereo, treno e bus che si aprivano e si chiudevano nel giro di 24 ore; di tanti, davvero tanti soldi spesi; infine nessuna certezza da parte delle istituzioni, dalle compagnie aeree e di trasporto ferroviario. Quelle italiane, non quelle straniere. 

MONTA L’EMERGENZA. Giuseppe lavora come tecnico di radiologia in un piccolo ospedale del Norfolk da circa due anni. Il suo contratto di lavoro sarebbe terminato in settimana e per questo motivo da Natale ha già in tasca un volo prenotato per il rientro con Ryanair. Giuseppe non vede l’ora di andarsene: lavora in prima linea nella sanità di una piccola cittadina e non ha bisogno di sentire le parole del premier britannico Boris Johnson sull’immunità di gregge per capire che il Regno Unito sta largamente sottovalutando l’emergenza Covid-19. «Mentre in Lombardia veniva istituita la zona rossa con le norme sanitarie sul contenimento – racconta – all’ospedale abbiamo avuto pazienti con sintomi influenzali e polmonite che vagavano tra il pronto soccorso, l’accettazione, gli esami diagnostici e gli ambulatori medici. Solo dopo il ricovero venivano eseguiti i tamponi del Covid-19. Noi sanitari abbiamo rischiato il contagio». Anche lasciare il lavoro sarebbe stato inutile, visto che Giuseppe viveva in un appartamento con altri sanitari dello stesso ospedale, alcuni italiani, tutti esposti allo stesso rischio. 

L’INIZIO DELL’ODISSEA. Dopo il Decreto del Governo del 9 Marzo, quello del #tuttiacasa che istituisce la zona rossa/protetta in tutta Italia, le principali compagnie aeree che operano nel Regno Unito annunciano la cancellazione dei collegamenti con l’Italia. Il suo volo Ryanair del 18 Marzo da Stansted per Ciampino viene cancellato con una mail il 10 marzo. Stessa decisione da parte delle altre compagnie low cost e anche della British Airways: «Mi hanno rimborsato il biglietto da 50 euro in un istante, ma non sono riuscito a trovare altri voli, di nessuna compagnia, nemmeno con Alitalia».

SENZA USCITA. La tv italiana continua a ripetere che la nostra compagnia di bandiera mantiene aperti i collegamenti da e verso il Regno Unito con il volo “protetto” AZ207 tra Heatrow e Fiumicino. Ma prenotare un posto, in qualsiasi classe, è impossibile per tutta la settimana. «Mi sono sentito in trappola e ho provato a fare la stessa cosa di un altro lavoratore abruzzese: rientrare a casa con un volo indiretto, passando da un altro Paese europeo». Giuseppe studia il viggio per sabato 14 marzo. Valuta la Svizzera, la Croazia e l’Austria (che nel frattempo chiude il Brennero), ma sceglie la Francia. Con Easyjet decollerà dall’aeroporto di Londra – Luton, atterrerà a Lione, da lì prenderà un treno SNCF per Modane, poi a bordo dell’Eurocity tornerà fino a Giulianova passando da Torino, con Trenitalia. Sabato mattina alle 3 prende un taxi per Luton, ma durante il tragitto per l’aeroporto riceve una mail da Trenitalia: il treno da Modane a Torino, quello che gli avrebbe fatto attraversare il confine francese per entrare in Italia, è stato soppresso. Durante il tragitto in taxi verso l’aeroporto cerca un modo per superare il confine, da Nizza, in treno, sempre con Trenitalia; oppure da Ginevra, in bus fino a Milano. Ma non c’è nulla da fare: impossibile prenotare i treni italiani che sulla carta sarebbero garantiti. È costretto a fare marcia indietro, abbandonando il viaggio aereo+treno già costato oltre 300 euro.

TUTTO È PERDUTO. Sabato pomeriggio la situazione del teramano in UK è disperata. Non ha più un contratto di lavoro, deve riconsegnare la casa in affitto, non ha un volo per tornare a Teramo visto che l’Italia è “l’appestata d’Europa”. E sa bene che l’emergenza montante in Italia presto si trasferirà anche nel Regno Unito, con la prospettiva di dover restare lì per oltre un mese. Disperato, prova a contattare la Farnesina. Nessuna risposta al telefono. Sul sito del Ministero degli Esteri c’è il rimando all’ambasciata di Londra per tutti gli italiani in difficoltà in UK. All’ambasciata italiana a Londra risponde una segreteria telefonica, che per l’emergenza Coronavirus invita gli italiani intenzionati a rientrare a consultare il proprio sito web. Lì c’è un link nel quale si spiega che il rientro degli italiani dal Regno Unito è semplicemente demandato alla disponibilità di posti sul volo Alitalia AZ207 Londra – Roma. Ci clicchi e compare (ASSURDO) la pagina delle prenotazioni dei voli dell’Alitalia. La stessa pagina dalla quale era impossibile acquistare un biglietto appena tre giorni prima. “Volo non disponibile”, recita ancora il motore di ricerca.  

LA SALVEZZA. Prova e riprova, e qualche posto sul volo Alitalia compare: cinque, due, poi uno solo disponibile. Salta fuori un poltrona in classe economy premium con bagaglio al seguito. Costo: 360 euro, una sola soluzione disponibile, altrimenti se ne riparla per lo stesso volo del 18 marzo. «Ho fatto appena in tempo a prenotare. Senza nemmeno capire che razza di biglietto avessi acquistato, posto che nel sito Alitalia i posti prenotabili non corrispondono alle categorie descritte sul sito. Ho scoperto che l’unico volo per l’Italia era effettivamente disponibile, ma sempre pieno, ecco perché non riuscivo a prenotarlo. Ma non era spiegato da nessuna parte».

LA SPERANZA. Domenica mattina Giuseppe si rimette in viaggio per Londra per la seconda volta in due giorni, gli occhi sul cellulare con la paura della cancellazione del volo in extremis. Arriva ad Heatrow, il principale aeroporto inglese, proprio durante l’esodo degli americani in fuga dal Regno Unito. L’aeroporto è zeppo perché tutti i voli diretti in Spagna stanno facendo inversione ad U sul Golfo di Biscaglia e rientrano carichi di passeggeri inglesi bloccati dalla chiusura dello spazio aereo spagnolo. Alle 16.55 il volo Alitalia di Giuseppe rulla sulla pista, decolla e due ore e mezzo dopo è sopra Fiumicino. Si viaggia con l’obbligo di guanti e mascherina, ma i passeggeri sono gli uni attaccati agli altri, senza distanziamento di un metro. All’aeroporto “Leonardo da Vinci” nessun controllo della temperatura o misura sanitaria speciale, tranne l’obbligo di mantenere la distanza di sicurezza. «Nessuna registrazione. Nessun controllo. Fuori dall’aeroporto c’era un taxi ad attendermi per riportarmi a Teramo: altre 300 euro per essere finalmente a casa». L’Europa intanto sta decidendo di bloccare tutti i voli in arrivo da destinazioni extraeuropee, compreso dunque il Regno Unito. Se non fosse decollato domenica, il teramano Giuseppe sarebbe ancora confinato nel Regno Unito, chissà per quanto tempo. AM